Ancora oggi, nonostante il comportamento di autoferimento sia stato oggetto di numerosi studi psicologici sia in ambito clinico che di ricerca, non ha ancora trovato delle adeguate spiegazioni.
I dati ci indicano che questo comportamento è in continuo aumento, soprattutto tra gli adolescenti. Le percentuali evidenziano che tra il 4% ed il 20% degli adolescenti, tra i 13 e i 17 anni, hanno avuto una storia di comportamento di autoferimento, questo fa pensare che sia un fenomeno alquanto diffuso nella società, ma allora perchè non se ne parla, perchè non ci sono molti studi empirici sulla popolazione non clinica, perchè non c'è richiesta di cura da parte di persone che adottano tale comportamento?
Le possibili risposte a queste domande sono molteplici, come il mancato accordo per molti anni sulla definizione, la mancanza di dati epidemiologici certi, ma soprattutto l'elevata stigmatizzazione di tale comportamento, che relegato nell'oscurità, non ha fatto altro che accrescersi, negli ultimi anni. Coloro che si autoferiscono (o come alcuni di loro preferiscono farsi chiamare : i "cutters" o "burners") dicono che hanno imparato a nascondere le proprie emozioni, a gestirle in questo modo disadattivo, e ciò permette loro di sentirsi meglio, seppur momentaneamente, al costo dei numerosi segni incisi sulla pelle, e del costante pericolo a cui sottopongono la loro vita ad ogni episodio; così continuano la loro doppia vita mantenendo un superficiale aspetto di normalità, un pò per timore di essere scherniti un pò per paura di esser considerati dei pazzi.
Non sempre però il SIB è riuscito a mantenersi nell'ombra, come nel caso di alcune rock star, come Marilyn Manson oppure la cantante dei Garbage, ma il caso forse più illustre di SIB è quello della principessa Diana, infatti come riportato nella sua biografia "Diana: la sua vera storia" ha sofferto di bulimia e spesso si è procurata delle lesioni mediante lamette e coltelli. Quindi è evidente che il SIB possa colpire chiunque indiscriminatamente.
Alcuni hanno definito il comportamento di autoferimento come la "dipendenza degli anni 90", altri lo hanno accostato al fenomeno piercing, tanto diffuso negli scorsi anni nella cultura occidentale, ma sebbene le nuove tecniche di modifiche del corpo come il piercing o i tatuaggi siano vicini al SIB, queste, sono solitamente progettate, decorative e socialmente contestualizzate in un modo che non si può certo parlare di SIB patologico. Inoltre mentre il piercing è esibito con orgoglio o sfida, il SIB è nascosto con vergogna e timore, ed implica spesso sensi di colpa.
È emerso che le motivazioni alla base del SIB, sono piuttosto situazionali, ovvero tendono ad essere attribuite dal self-injurer al momento, motivazioni che possono essere suddivise in modo generale in intrapersonali ed interpersonali, motivazioni che vanno dal regolare le emozioni, fermare la sensazione di vuoto, autostimolazione ed altre ancora.
Il problema principale, rimane uno, la dipendenza, o usando un termine più consono, secondo certi studiosi, "l'abitudine" che col tempo si viene ad instaurare, questa è una tappa fondamentale per il SIB, ed è proprio questo che bisogna evitare al fine di non favorire il cristallizzarsi di questi comportamenti. Ma come fare? è necessaria una chiara e completa informazione sul SIB, soprattutto su ciò che rappresenta per coloro che lo mettono in atto, è essenziale intervenire preventivamente su questo comportamento, soprattutto nella fascia di età fra i 12 e i 15 anni, fare caso ai segnali indicatori come possono essere graffi alle braccia, e soprattutto in caso si scopra un tale comportamento in una persona cara, è essenziale l'ascolto, la comprensione, l'empatia; cercare di dar sostegno piuttosto che stigmatizzare, inorridire o addirittura schernire o sminuire un comportamento che, per quanto terribile possa apparire, rimane l'unica cosa che dà sollievo al self-injurer. Inoltre è molto importante, sin dai primi segnali, rivolgersi ad un esperto che può aiutare colui/lei che si autoferisce, a sopportare il pesante fardello. Bisogna sempre ricordare che il self-injurer non è un "pazzo" ma una persona che soffre, e ferire il proprio corpo è l'unico modo che conosce per reagire a questo stato.
Per il futuro, quindi, è fondamentale agire su due fronti, quello della ricerca, per aggiungere nuovi tasselli alla nostra comprensione del SIB, e quello dell'informazione per mettere in luce un comportamento largamente diffuso, che vive in parallelo alla società, evitandone il contatto. Noi attraverso questo sito stiamo cercando di agire su entrambi i fronti, il tempo ci dirà la sua.
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