Dai dati emersi dai diversi studi, sembra che i soggetti più a rischio di SIB siano adolescenti, o giovani adulti, soprattutto di sesso femminile. L'esordio del comportamento di autoferimento è fatto risalire in genere verso i 13/15 anni e tende a cronicizzarsi, perdurando circa per una decina di anni, sebbene molti smettono quando raggiungono la maturità affettiva.


Nonostante le difficoltà sia nel campo della ricerca che in quello clinico, sulla definizione del comportamento di autoferimento, sulla sua manifestazione c'è un totale accordo; questo evidenzia la similarità nell'espressione del comportamento autolesionista nelle varie culture ed in livelli sociali differenti.

La sigla SIB sta per Self Injurious Behavior ovvero "comportamento di autoferimento" ed è così definito: «azioni intenzionali, ripetute, a bassa letalità che alterano o danneggiano il tessuto corporeo, senza alcun intento suicida cosciente».

 

Ci sono molti miti che circondano l'autolesionismo, il che rende difficile separare i fatti dalla finzione. Può essere molto confuso e difficile da capire, sia per la persona che è autolesionista, sia per i suoi amici e la famiglia (Mental Health Foundation, 2006). Sollevare il tema dell'autolesionismo può suscitare sentimenti scomodi tra cui paura, senso di colpa e vergogna (McAllister, 2003).

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