Salve, mi chiamo Angela e ho 23 anni. La prima volta che mi sono ferita risale a 10 anni fa, come è successo? Ero in un parco e vicino a me c'era una bottiglia di vetro rotta, ne ho preso un pezzo e mi sono tagliata. Perché?

 

Ne avevo voglia. Mi sono presa del tempo per leggere le storie di altre persone, sperando di poter trovare un qualcosa che assomigliasse alla mia situazione... non avendone trovate mi sono chiesta: le ragazze che hanno raccontato la loro storia, secondo la mia logica, hanno motivi validi, e io, che motivi ho? Nessuno. Mi sveglio la mattina e decido se tagliarmi o meno, sapete perché è ironico tutto ciò? Non devo fuggire da nessun pensiero o situazione difficile, perché allontano tutti e, di conseguenza, se non mi lascio amare allora nessuno mi potrà mettere nella condizione di sentirmi abbandonata. Mi spiego meglio: così come qualcuno, mentre si guarda, decide di fare uno spuntino, io decido di tagliarmi. Ho una divisione interna molto netta, che mi impone cosa sia giusto o sbagliato, senza via di mezzo; quando ho messo nella categoria "sbagliato" l'autolesionismo, è come se fosse apparso un muro invisibile che mi impedisce di portare a termine l'azione. Sono estremamente diffidente e ne ho parlato solo con un'amica, la quale soffre di bulimia, ci è bastato uno sguardo per "sintonizzarci" e farci da spalla a vicenda. Tutto ciò è frustrante ma stabile, sono in "stallo" da tre anni, avendo imparato come fare a bilanciare le mie due divisioni. Ho sintetizzato in queste righe tutto quello che ho capito su di me in questi 10 anni, sperando, anche solo lontanamente, di essere d'aiuto a qualcuno!


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